Gli interventi a sostegno dell’editoria proposti come emendamento al ddl Bilancio assommano a circa 140 milioni (precisamente 136,6 milioni con la proposta di Forza Italia – emend. 88.014 e 145,6 milioni con la proposta del PD – emend. 88.015). Nel ddl Bilancio si stanziano a sostegno del cinema e degli spettacoli dal vivo (enti lirici, musica, teatro, danza e circhi) 1 miliardo e 60 milioni per il 2025. Gli oneri a carico dello Stato per il Superbonus 110% sono stimati pari a 123 miliardi.
A cosa e perché destinare risorse pubbliche all’editoria giornalistica
Destinare 140 milioni all’editoria giornalistica nel bilancio dello Stato del prossimo anno, ripartendoli fra le imprese della filiera (editori, rete di vendita e distribuzione della stampa, e per gli investimenti radio e televisioni) significa destinare a garanzia di una informazione plurale e di qualità un settimo di quanto si dà al cinema, alla lirica, alla danza e ai circhi e poco più di un millesimo di quanto si è speso per il superbonus del 110%.
I fondi richiesti sono destinati a:
A) garantire un’offerta di informazione di qualità, cartacea e online, con un contributo rapportato alle copie vendute e agli utenti dei siti di informazione professionale;
B) incentivare gli investimenti orientati all’innovazione tecnologica e alla transizione digitale nel settore dell’editoria (quotidiani, periodici, agenzie di stampa e imprese radiofoniche e televisive);
C) sostenere la rete di vendita e di distribuzione della stampa, in particolare nei piccoli comuni e nelle aree sprovviste di edicole.
Il sostegno all’editoria giornalistica è un sostegno al pluralismo, valore fondante del funzionamento della democrazia.
La stampa con la sua offerta di informazione autorevole, attendibile e verificata è presidio essenziale alla libertà e pilastro della vita democratica. Per garantire tale ruolo le imprese che operano nell’informazione cartacea e nella Rete devono avere risorse adeguate: il sostegno pubblico è volto a sostenere l’attività editoriale di quotidiani e periodici in osservanza del principio del pluralismo dell’informazione, con particolare riguardo alle voci informative radicate nelle realtà locali e con una visione rivolta all’evoluzione del mercato editoriale verso il digitale.