Crescono le perplessità degli editori su Facebook Instant Articles

Il New York Times ha abbandonato il progetto Instant Articles di Facebook, che permette di integrare all’interno del social network pagine di news a caricamento ultraveloce con la possibilità di scegliere se gestire in proprio i contenuti pubblicitari o farli gestire da Facebook. Kinsey Wilson, responsabile prodotto e tecnologie del quotidiano, ha motivato la scelta dicendo che un test condotto nello scorso autunno ha dimostrato che i tradizionali link che portavano al sito del quotidiano hanno una monetizzazione migliore degli Instant Articles.

L’entusiasmo per il servizio di Facebook, lanciato nella primavera del 2015, si è raffreddato anche tra altri editori che aderirono entusiasticamente al progetto. Due anni fa il presidente di Hearst Troy Young, annunciando lo sbarco di Cosmopolitan su IA, disse che era “questione di tempo” prima che tutti gli editori aderissero al servizio. Oggi il gruppo Hearst è uscito dal servizio. Anche Forbes ha sperimentato gli IA lo scorso anno, ma lo ha abbandonato per la scarsa redditività. Il gruppo Condé Nast, che usa gli IA sono sporadicamente, ha dichiarato che la priorità è quella di riportare i lettori sui siti delle testate del gruppo.

Facebook ha cercato di venire incontro alle preoccupazioni degli editori, attivando per gli Instant Articles dei pulsanti  “call-to-action” che consentono agli editori di inserire negli IA messaggi che invitano i lettori a sottoscrivere una newsletter o a mettere un like alle loro pagine di Facebook. Ma a partire dal 2016 il mercato pubblicitario è diventato più selettivo, costringendo molti editori a concentrarsi al massimo sulla vendita di abbonamenti, settore in cui Facebook è ancora carente: a parte gli abbonamenti gratuiti di prova, Facebook non prevede infatti che gli editori possano vendere abbonamenti a pagamento, né tanto meno che possano mettere dei paywall agli Instant Articles.

Per approfondire